Le coordinate della prima missione effettuata da ICA, l’Italian Coffee Association, in un paese d’origine erano le seguenti: qualità e opportunità commerciali. Come potevo rifiutarla? Ho subito preso la mia valigia e sono partito per la regione di Oaxaca, prima tappa di questo lungo viaggio.
Qui ho perlustrato il territorio, visitando diverse stazioni di lavorazione, chiamate beneficios secos, ovvero dove si svolge l’ultima fase di lavorazione del caffè quando è ancora in per

gamino. Le prime due, molto organizzate e strutturate, erano CEPCO e UNTAO, mentre l’ultima, più piccola e a conduzione familiare, era la PROMIZAP. Il giorno dopo ho avuto la possibilità di incontrare produttori ed esportatori locali e di altre zone produttive come Veracruz, Hidalgo e Guerrero. Mi sono poi diretto verso il Chiapas, una delle maggiori aree caffeicole del Messico. Una regione infuocata non solo dal punto di vista climatico, ma anche politico, perché fulcro del movimento zapatista che ha comunque contribuito a far crescere organizzazioni autonome di piccoli produttori. Qui ho visitato AMSA (Agroindustrias Unidas de Mexico) e Majomut dove ho potuto fare quello che più mi piace…cupping!
Negli ultimi due anni il nemico per eccellenza in queste zone è stato la roja, malattia causata da un un fungo chiamato Hemileia vastatrix che intacca le foglie della pianta provocando nei casi più estremi la completa defogliazione.

Questo fungo ha arrecato perdite fino al 80% del raccolto locale in alcune zone e costretto i coltivatori a virare sulla varietà robusta, più resistente, ma notoriamente più povera in tazza e meno remunerativa. Nonostante questa e altre diffcoltà determinate dal cambiamento climatico in corso, i produttori continuano ad essere molto determinati a produrre caffè di qualità sempre più elevata, come del resto fanno i vicini del Guatemala, sperimentando anche diversi metodi di lavorazione come honey o naturale.
Con la visita alla caffetteria Frontera e al museo del caffè, sono riuscito ad assaggiare anche alcuni di caffè speciali, che si caratterizzano in tazza per la loro dolcezza e il bilanciamento, un’acidità moderata e prevalentemente malica, dal retrogusto molto pulito con note marcate di cacao…insomma perfetti per un espresso come piace a me!
Dopo tanto lavoro, c’è stato anche del meritato riposo, e ho partecipato ad una bella serata conclusiva in cui ho potuto esibire il mio panciotto di iuta e il bastone di gala.

Cari Bloomers, amanti della coffeerenaissance, il Messico è un paese da tenere molto in considerazione!
Da Mr. Bloom comunque è tutto! Passo e chiudo! Alla prossima missione, direzione Brasile per un altro progetto: Barista & farmer!