Il metodo di lavorazione lavato o “a umido” è il processo più comune e diffuso nell’industria del caffè. Come mai? La motivazione ha un aspetto climatico oltre che funzionale: il caffè viene coltivato prevalentemente in zone geografiche caratterizzate da periodi di forti piogge, l’alta umidità rendeva quindi impossibile il processo “naturale”. Una volta raccolte le ciliegie, lo step successivo è sempre la selezione che in questo caso avviene per peso specifico: si svuota ciò che è stato raccolto in vasche colme d’acqua dove le ciliegie per il loro peso vanno sul fondo, mentre foglie, legnetti e ciliegie secche vengono scartate rimanendo a galleggiare sulla superficie. Successivamente le ciliegie passano in una macchina depolpatrice dove quelle immature, per attrito, rimangono intatte. Avviene così una seconda selezione. I chicchi di caffè vengono smossi con il rastrello ed essicati al sole; piantagione in HondurasIl chicco avvolto dalla sua membrana, detta pergamino, viene depositato in vasche di fermentazione per eliminare la mucillagine esterna. La fase finale è come sempre quella dell’essiccazione, che può avvenire al sole o con l’uso di macchinari. Esiste anche un metodo di lavorazione intermedio, il semilavato, in cui viene rimossa polpa e mucillagine in un unico passaggio.Grazie agli studi e all’attenzione data all’aspetto organolettico, oggi si sa che i caffè lavati mantengono intatti i sapori dell’origine e della varietà, ideale per chi ama il sapore autentico del caffè.
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